Recensione "U paese è mondo intero" di Nicola Zolin
“E’ stato il vento…”
Un libro è la sintesi
di migliaia di parole che nella loro unità sono la rappresentazione di un
pensiero. Le parole dunque sono il mezzo che consente la trasmissione di un
messaggio, di un’idea, di un racconto, reale o immaginario che sia. E se è vero
che queste danno impulso all’immaginazione, il libro fotografico contiene in sé
qualcosa in più perché le immagini evocative della realtà, hanno mille
sfumatura e chiavi di lettura diverse e possono avere significati che vanno
oltre le parole stesse. Le immagini infatti, possono contenere la realtà ma
anche il sogno. E Nicola Zolin, autore
di “U paese è mondo intero”, riesce
egregiamente in questa rappresentazione del reale e dell’immaginario. Meravigliose
le foto contenute nel reportage fotografico sulla storia di Riace, piccolo
paesino della Locride conosciuto a livello internazionale per essere divenuto
modello lungimirante di integrazione e di accoglienza di rifugiati politici e
richiedenti asilo provenienti da diverse parti del mondo. Riace da paese
fantasma abbandonato al tempo dell’emigrazione e per questo motivo
completamente condannato all’oblio, grazie all’intelligente intuizione del suo
sindaco Mimmo Lucano riprende a vivere, diventando il centro propulsore di un
percorso di accoglienza di migranti provenienti dalle guerre e dalle dittature.
I disperati che per la prima volta approdano a Riace tanti anni fa.
“È stato il vento” dice spesso Mimmo. “Tutto cominciò in una notte buia e tempestosa quella di Santo Stefano
del 1997. Quando alla spiaggia di
santa Caterina dello Jonio a bordo della nave Ararat arrivano circa 1000 curdi
esausti e in fuga dalle persecuzioni etniche”. A quello sbarco ne
seguiranno tanti altri e Lucano comprende immediatamente che soltanto attraverso
l’attivazione di una rete di solidarietà che punti sull’accoglienza e
l’integrazione dei rifugiati è possibile ridare vita ai borghi abbandonati
della Locride.
Nel libro che presenta
una splendida veste grafica, si ritrovano paesaggi incantevoli e tanti i volti
di donne e di uomini. Sguardi che
l’obiettivo fissa in scatti estemporanei che colgono sprazzi di quotidianità,
sorrisi spontanei di persone che la vita ha temprato, bambini bellissimi colti nella
naturalezza del gioco o del sonno. E poi tanta allegria, celebrazioni di Messe Gospel,
matrimoni, festeggiamenti che uniscono la popolazione locale a quella
sopraggiunta, arricchendo di cultura e di tradizioni artigianali le antiche vie
di Riace e che riescono in poco tempo a rivitalizzare un’economia spenta ed asfittica.
Non mancano nemmeno il dolore e le lacrime, come quelle di Mimmo Lucano
ritratto nel momento in cui, agli arresti domiciliari, si affaccia alla
finestra della sua abitazione mentre una folla colorata lo esorta e resistere. La
vicenda giudiziaria che vede l’ex sindaco accusato di favoreggiamento
dell’immigrazione clandestina e illeciti nell’affidamento diretto del servizio
di raccolta dei rifiuti è ancora aperta ma nel frattempo il modello di
accoglienza e solidarietà che il mondo intero ha ritenuto interessante, ha
cominciato a vacillare. Sogni e speranze
di uomini e donne scampati alle barbarie della guerra e delle persecuzioni
sembrano svaniti mentre venti oscurantistici soffiano su quei territori del
profondo Sud dai quali era partita un’idea di rinascita. Rinascita culturale, economica
ma innanzitutto umana. Nicola Zolin nel suo reportage che è così intenso da far
commuovere anche chi scrive, ha colto perfettamente il senso di un progetto che
si proponeva di ribaltare le relazioni sociali ed economiche in nome
dell’accoglienza, considerando realistico un modello di sviluppo che poneva al
centro l’uomo e il suo sacrosanto diritto alla dignità umana.
Raffaella Imbrìaco
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