Recensione - "Terra crudele" di Ann Weisgarber

Buonasera cari lettori, oggi vi consigliamo un libro a nostro avviso molto valido, ricco di suspense e di colpi di scena. Il titolo in questione è “Terra crudele” di Ann Weisgarber, edito da Neri Pozza. 
Utah, 1888. Sul fondo di un canyon, in un luogo impervio e inospitale, sorge la città di Junction, dove da qualche anno si sono insediate otto famiglie mormone, desiderose di sfuggire alle rigidissime regole della propria chiesa. La prima abitazione che si incontra entrando a Junction è quella dei Taylor: qui Deborah, donna premurosa ed energica, aspetta il ritorno del marito Samuel che ripara e costruisce carri nel vasto territorio dello Utah. Tuttavia i giorni passano, Samuel non torna e la donna inizia a temere che possa essergli successo qualcosa. Deborah trascorre le giornate in trepidante attesa finchè, in un cupo pomeriggio di gennaio, un uomo bussa alla sua porta. Dice di essere un mormone, di essere in fuga dalla legge e di avere disperatamente bisogno di un riparo. Infatti, quello raccontato dalla Weisgarber, è un periodo storico in cui il governo perseguitava e processava gli uomini che praticavano la poligamia, giudicata da loro una pratica turbe e intollerabile. Per quattro anni Deborah e Samuel hanno dato ospitalità ai fuggitivi, ma ora la donna, in assenza del marito, è tentata di respingere l’uomo che le chiede rifugio. Eppure la protagonista è estremamente umana e compassionevole e, contrariamente a quanto le suggeriscono il suo buonsenso e la sua prudenza, accoglie nella sua stalla il fuggiasco. Ciò che Deborah ignora, però, è che quell’uomo ha una grossa questione in sospeso con gli uomini di legge che gli sono alle calcagna. La decisione di Deborah la trascinerà in un mare di guai e metterà in pericolo anche Nels - fratellastro di Samuel nonché loro vicino di casa - e l’intera comunità di Junction. In gioco ci sono non solo i loro affetti e i loro averi, ma le loro stesse vite…
”Terra crudele” è un libro che ci è piaciuto moltissimo per svariati motivi. Innanzitutto la narrazione è scorrevole, mai noiosa e ha la capacità di tenere il lettore col fiato sospeso. Infatti, l’intero romanzo è permeato da un’atmosfera di sospensione e di attesa che si dissolve solo girata l’ultima pagina, con un finale che travolge chi legge con tutta la sua potenza. Un altro aspetto che abbiamo apprezzato molto è che il libro si basa su fatti realmente accaduti e luoghi realmente esistiti e ci ha consentito quindi di conoscere la storia di quel periodo, nonché usanze e tradizioni delle comunità mormone, ancora oggi diffuse in diversi parti del mondo. E poi come non parlare della protagonista? Deborah Taylor è un personaggio riuscitissimo, dalla psicologia tanto complessa quanto credibile. È una donna forte e orgogliosa e al contempo fragile e perciò estremamente umana . È un’eroina moderna che si trova davanti all’eterno contrasto tra legge umana e naturale. Sarebbe fin troppo facile respingere il fuggitivo, voltare le spalle e sperare che sia qualcun altro ad accoglierlo in casa. Eppure Deborah, pur rischiando tutto, non riesce a rimanere indifferente: un figlio di Dio sta invocando il suo aiuto e, indipendentemente da quelle che possono essere le sue colpe, è suo dovere tendergli la mano. Questa scelta le causerà sicuramente dei problemi ma le consentirà di vivere in pace con la propria coscienza. Abbiamo amato il personaggio di Deborah perché è in grado di provare pietà, intesa come compartecipazione alle sofferenze e al destino altrui, quella pietà che oggi l’essere umano sembra troppo spesso aver smarrito. 

Dopo l’elencazione dei pregi, per onestà intellettuale ci sentiamo in dovere di sottolineare l’unico aspetto che non ci ha soddisfatte appieno: poco prima del finale l’autrice ha accelerato la narrazione che, in quell’unico passaggio, appare sbrigativa, quasi avesse avuto fretta di finire. Forse avremmo apprezzato di più se, nel passaggio in questione, avesse sviluppato meglio e più approfonditamente la narrazione. Se leggerete il libro capirete esattamente di cosa parlamo! 😉 Tuttavia, questa piccola pecca per noi non inficia minimamente la bellezza del libro che rimane uno dei migliori che ci sia capitato di leggere quest’anno. Grazie a Neri Pozza per avercene gentilmente inviato una copia. 💖





Commenti

Post popolari in questo blog

Recensione - "La morale del centrino" di Alberto Milazzo

Recensione "Tutte le ragazze con una certa cultura hanno almeno un poster di un quadro di Schiele appeso in camera" di Roberto Venturini

Recensione "A testa alta", di Bianca Stancanelli